Primo lungometraggio di Godard e uno dei film cardine della Nouvelle Vague con i quali il regista e i suoi colleghi, tutti ex critici del...
Primo lungometraggio di Godard e uno dei film cardine della Nouvelle Vague con i quali il regista e i suoi colleghi, tutti ex critici della rivista "Cahiers du Cinéma" (Truffaut – qui autore del soggetto –, Rohmer, Rivette, Bazin) rivoluzionarono il mondo del cinema dopo aver teorizzato la "politica degli autori". Il furfante Michel (un amorale e indimenticabile Belmondo, che esordisce dicendo "Dopotutto, sono un idiota"), mentre sta tornando a Parigi con un'auto rubata, uccide un poliziotto. Braccato dalle forze dell'ordine, cerca di riscuotere il denaro che gli deve un amico e di convincere la bella americana Patrizia (un'altrettanto indimenticabile Seberg, con un taglio di capelli che all'epoca fece furore) a seguirlo fino in Italia. Ma sarà proprio la ragazza, per scoprire se lo ama davvero o no, a denunciarlo alla polizia. Al tempo della sua uscita era senza dubbio un film che rompeva le regole del cinema (il protagonista parla con sé stesso oppure con il pubblico; il montaggio è frammentato e "visibile", mentre il cinema classico faceva di tutto per renderlo impercettibile allo spettatore), della narrazione (la storia assume toni da documentario, per esempio quando si sovrappone con eventi di cronaca come la visita del presidente americano in Francia), della messinscena (lungo le strade, i passanti guardano la camera da presa), della morale (il rapporto "libero" fra i due personaggi principali). Oggi questi aspetti non costituiscono più una novità , ma il film mi piace ancora per la spontaneità dei personaggi (i dialoghi sembrano quasi improvvisati, e a volte forse lo sono davvero), per l'andamento lineare della vicenda ("qualsiasi cosa facevano i personaggi poteva essere integrata al film", disse Godard), per i piccoli particolari (Belmondo che si passa il pollice sulle labbra, le chiusure a iride da cinema muto), per le citazioni (Belmondo che ammira Bogart sulla locandina di un film e si identifica con lui; un altro cinema che proietta "Hiroshima mon amour" di Resnais; una ragazza vende i "Cahiers" per la strada; Melville che interpreta lo scrittore Parvulesco, intervistato da Patrizia). Per non parlare della bella atmosfera "aperta" della Parigi di quegli anni, e della vivacità tecnica e culturale che trasuda dalla pellicola. La prima scena cui Truffaut e Godard pensarono è quella in cui la Seberg percorre gli Champs Elysées per vendere il "New York Herald Tribune". Il film è ispirato da un fatto di cronaca realmente accaduto, ma i due autori volevano inizialmente rifarsi alla tradizione dei noir e dei criminal movie americani (in particolare allo "Scarface" di Howard Hawks). In un'intervista, però, Godard affermò di essersi reso conto soltanto in seguito di aver realizzato invece una sorta di "Alice nel paese delle meraviglie".
Scritto da Christian - Articolo pubblicato su http://tomobiki.blogspot.it
Titolo Originale: A BOUT DE SOUFFLE Regia: Jean-Luc Godard Interpreti: Jean-Paul Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger, Jean-Pierre Melville, Henri-Jacques Huet, Van Doude, Claude Mansard, Jean-Luc Godard Durata: h 1.27 Nazionalità : Francia 1960
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